Caratteristiche organolettiche del vino

Nell’articolo di oggi parleremo delle caratteristiche organolettiche del vino. Basiamo la maggior parte dei nostri giudizi e delle nostre sensazioni su ciò che percepiamo attraverso i nostri 5 sensi: tatto, gusto, olfatto, vista e udito. 

A seconda dell’oggetto uno o più sensi saranno implicati più di altri. Spesso alcuni tendiamo ad usarli meno. Ma sfruttare la capacità che hanno i sensi nel determinare emozioni e sentimenti resta sempre un’esperienza straordinaria.

Questi sono senz’altro concetti ben noti ai nostri amanti della degustazione. Più nel dettaglio, gli amanti del buon vino sapranno illustrarvi come le caratteristiche organolettiche del vino sono determinanti nel definire il valore di questo nettare d’uva che da sempre rallegra i cuori degli uomini.

Come percepire le caratteristiche organolettiche del vino

Le specificità organolettiche di un vino sono, come dice la parola stessa, tutte quelle caratteristiche che si possono percepire grazie ai nostri organi sensoriali. Forse vuoi conoscere le proprietà organolettiche del vino Chianti o del vino Barolo. Come potrai percepirle? Ecco che entrano in gioco i nostri sensi.

La degustazione di un buon vino, ma vale anche per un vino cattivo, chiama in causa il senso dell’olfatto e del gusto. Il gusto ci permette di determinarne il sapore, mentre l’olfatto servirà a descriverne l’aroma e il profumo. 

Avranno il loro ruolo anche la vista e l’udito. Dal colore e dalla limpidezza del vino la mente già sa cosa aspettarsi. Forse basterà vedere qualche bollicina e sentire lo “sfrizzichio” del vino e già l’idea del frizzante sarà nel nostro palato ancor prima di averlo assaggiato. 

Capiamo allora che non basta avere un palato raffinato per apprezzare un buon vino. Una degustazione in realtà chiama in causa tutti i nostri cinque sensi.

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Cosa percepiamo

Definiti i mezzi di percezione sensoriale, vediamo ora quali sono a grandi linee i caratteri che i nostri sensi sono in grado di cogliere in un vino e come questi ne determinano il valore. Tra i più importanti vogliamo isolarne due fondamentali: il carattere morbido e ruvido.

Quando un vino è “morbido”

La morbidezza di un vino viene percepita dal palato e determinata dalla presenza di glicerina, zuccheri e alcool. Maggiore sarà la presenza di questi elementi, maggiore sarà la morbidezza del vino. Anche la maturazione in legno contribuirà a questa sensazione di rotondità e grassezza prodotta nel palato. Maggiore acidità e presenza di tannini renderanno invece il vino più “duro”. Chardonnay e Merlot sono tra i vini che vengono considerati “morbidi” per eccellenza.

Quando un vino è “ruvido”

Così vengono definiti quei vini che vengono percepiti al palato più aspri e duri. La struttura del vino viene così avvertita come rude. Ciò è solitamente dovuto alla presenza di tannino nel vino e dalla tipo di pressatura utilizzata nella produzione. 

Quando l’uva viene spremuta in maniera eccessiva, aumenterà la durezza del vino, mentre una pressatura più soffice contribuirà ad un risultato vellutato per il palato. Anche la maturazione ha il suo ruolo. Vini rossi molto giovani saranno generalmente molto ruvidi.

Questi sono solo due semplici esempi che dimostrano come la struttura del vino determina il modo in cui il vino verrà percepito al palato. Ma esistono altre decine di caratteri organolettici che è possibile cogliere nella degustazione di un buon vino. Conoscerli potrà attivare i nostri sensi verso sensazioni forse mai conosciute prima.

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